Fotoringiovanimento non ablativo

L’invecchiamento della pelle e il fotoringiovanimento non ablativo

Il passare del tempo é un aspetto inevitabile della nostra vita, così come il cambiamento fisiologico, con il passare degli anni, dei caratteri della nostra fisionomia (crono – invecchiamento). L’esposizione della pelle agli agenti ambientali, ai raggi ultravioletti in particolare, aggiunge all’invecchiamento naturale o cronologico segni specifici che non ne fanno parte: assottigliamento, trasparenza e lassità della pelle, rughe, colorito disomogeneo, “macchie” di pigmento (efelidi, lentiggini, cheratosi seborroiche), macchie vascolari (angiomi aracniformi, couperose, teleangectasie, poichiloderma), irregolarità della superficie (cheratosi attiniche ed alcune forme di tumore della pelle). Queste alterazioni configurano il quadro dell’invecchiamento ambientale ofotoinvecchiamento (photoaging).

 

Fotoringiovanimento non ablativo

Ovviamente ogni diagnosi va personalizzata in relazione al tipo di pelle, in quanto pelli chiare (fototipi I-III) in genere si difendono meno di pelli più scure (fototipi IV-VI); occorre poi tenere conto delle abitudini di vita: esposizioni solari prolungate e continue, come quelle legate a necessità di lavoro, producono effetti differenti da esposizioni solari intense ed intermittenti, come quelle del week-end. La diagnosi di crono – e foto – invecchiamento deve essere pertanto personalizzata ed adattata nel dettaglio al tipo di pelle. Ogni tipo di alterazione della pelle può richiedere considerazioni a sé stanti, non necessariamente legate solo al suo aspetto estetico: fino a che punto infatti un neo o una lentiggine senile o una rilevatezza di recente formazione sul volto o sul decoltè rappresentano un inestetismo piuttosto che un problema di salute? E, in senso più generale, l’invecchiamento della pelle da eccessiva o incongrua esposizione ambientale é solo un problema estetico oppure è invece espressione di un’ alterazione dell’equilibrio e della sua salute?

Occuparsi con serietà pertanto, fino dalla giovane età, della prevenzione e della cura della “buccia” che avvolge il nostro viso, più in generale il nostro corpo, non é solo un bisogno legato alla accettazione della nostra immagine, ma é anche un atteggiamento consapevole e corretto verso la nostra salute. Quando i segni del tempo e del logorio ambientale sono visibili, cosa fare per migliorare l’aspetto della superficie della nostra pelle?

La dermatologia medica e chirurgica moderna offre oggi diverse possibilità che vanno dalla prescrizione di farmaci ed integratori ad uso locale e per bocca ad azione di contrasto su specifici meccanismi del fotoinvecchiamento, ai peeling chimici più delicati (soft peelings), alla microdermoabrasione, fino a giungere ai resurfacing con peelig chimici medi e profondi, dermoabrasione, chemoabrasione e laser Er-YAG e CO2 ultrapulsati, e le più recenti innovazioni quali i laser frazionali ablativi e non – ablativi, le radiofrequenze, la terapia fotodinamica. Il programma di trattamento deve ovviamente essere adattato al tipo di lesione cutanea, agli obiettivi configurati e alle necessità specifiche. Fra queste esigenze deve essere considerato che alcuni tipi di intervento, come peeling chimici di una certa profondità, la dermoabrasione tradizionale e il laser resurfacing, implicano un periodo di guarigione che deve essere preventivato tra i 7 e i 15 giorni prima di riprendere la vita sociale e lavorativa. Risultati rilevanti e duraturi hanno pertanto un “prezzo” che deve essere preventivato anche in questo senso. Spesso, al dì là dell’impegno economico, può mancare la motivazione sufficiente e il tempo da dedicare alle cure necessarie all’irrinunciabile periodo di guarigione.

Oggi é possibile affrontare modernamente la cura dei segni dell’invecchiamento cutaneo con procedure minimamente invasive. Si tratta ovvero di procedure che garantiscono un apprezzabile risultato sui segni cutanei dell’invecchiamento (macchie senili, couperose, angiomi, teleangectasie, discheratosi, alcuni tipi di rughe, trama e tessitura della pelle, porosità) pur permettendo una ripresa rapida, virtualmente immediata, delle proprie attività sociali e lavorative. Comprensibilmente, non esistono procedure o tecnologie miracolose: se vogliamo affrontare una procedura minimamente invasiva, dobbiamo raggiungere in ogni caso un compromesso tra l’importanza del risultato e le conseguenze nella fase successiva alla terapia, che, per definizione, non vogliono essere impegnative. Tra queste procedure “dell”ora di pranzo”, vanno menzionati: i soft peeling, i microimpianti di fillers, come acido ialuronico e collageni, e le moderne tecnologie laser per ilfotoringiovanimento, su cui ci soffermiamo specificamente.

Il fotoringiovanimento con tecnologia laser vascolare (visibile e near -IR) rappresenta una procedura avanzata non invasiva adatta alla maggior parte delle problematiche dell’invecchiamento cutaneo dei tipi di pelle più diffusi nella nostra area geografica. E’ possibile ottenere infatti un risultato vantaggioso su:

  • alterazioni del colore (rosso e bruno, focale e diffuso)
  • alterazioni della compattezza, della trama, della porosità, dei solchi superficiali e sottili.

E’ invece illusorio oggi pensare di poter spianare o riempire un solco profondo non distensibile o di eseguire un lifting con una tecnologia laser/IPL, a radiofrequenza o tecnologie combinate.

Il fotoringiovanimento non-ablativo va interpretato come una soluzione vantaggiosa e non invasiva per migliorare l’aspetto della superficie delle propria pelle migliorando contemporaneamente le alterazioni del colore e quelle della trama cutanea, senza dover affrontare un periodo post-operatorio impegnativo, a tutto vantaggio della compatibilità con le proprie esigenze di relazione sociale e lavorative, che potranno riprendere quasi immediatamente e senza conseguenze visibili. L’effetto del trattamento laser, oltre che sui bersagli pigmentati (dilatazioni vascolari, alterazioni del colore e “macchie” benigne della pelle) è infatti legato alla termostimolazione profonda della pelle e alla trasformazione virtuosa e cumulativa della struttura del tessuto connettivale e dell’epidermide. Tale effetto risulta progressivamente visibile nelle settimane e nei masei a seguire la procedura e si stabilizza, diventando non reversibile.

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