Rimozione dei tatuaggi

La moda dei tatuaggi caratterizza gli ultimi anni con intensità inedita, anche se, in realtà, questa abitudine affonda le sue radici nella storia stessa dell’uomo. Dietro ogni tatuaggio esiste infatti una ragione psicoemotiva, sociale, sessuale e, comunque, c’è una storia. Un tatuaggio è una pigmentazione permanente della pelle o delle mucose, prodotta volontariamente o accidentalmente, con l’introduzione di sostanze pigmentanti nel tessuto non rimovibili con i normali meccanismi di guarigione.

Esistono diversi tipi di tatuaggio, modalità di esecuzione (professionale, artigianale, traumatico, terapeutico), di pigmento (tipo e colore), di durata (temporanei, permanenti). Per quanto riguarda la durata, è esperienza comune che la maggiore parte dei tatuaggi “temporanei” si rivelano essere infine del veri propri tatuaggi permanenti. Spesso la motivazione di un tatuaggio si modifica con il tempo e sempre più frequentemente ne viene richiesta la rimozione parziale o totale.

Produrre un tatuaggio, professionale o artigianale, è ralativamente semplice; eliminare un tatuaggio senza lasciare tracce visibili è alquanto più complesso: inoltre non è mai prevedibile con certezza il numero di trattamenti laser necessari per ottenere un risultato soddisfacente e in alcuni casi non è possibile la completa rimozione del pigmento inoculato.

Come si può rimuovere un tatuaggio?

Nella storia antica dei tatuaggi sono stati elaborati vari metodi per la loro rimozione, quasi tutti gravati dalla possibilità di lasciare esiti cicatriziali: infatti in un tatuaggio la pigmentazione da inchiostri è profondamente annidata nel derma, il connettivo della pelle. All’inizio degli anni ’80 è stato elaborato il concetto fisico di fototermolisi selettiva, che esprime la possibilità di confinare una grande quantità di energia termica, prodotta da una particolare sorgente di luce laser, soltanto all’interno del bersaglio colorato contenuto nel tessuto, colpendo esclusivamente questo bersaglio, risparmiando invece il tessuto circostante: tramite la fototermolisi selettiva è virtualmemte possibile rimuovere solo il pigmento con esiti minimi o assenti.

Questo concetto ha trovato ad oggi la sua massima espressione nei laser vascolari, attivi sulle dilatazioni vascolari (colore rosso) e nei laser che rimuovono le concentrazioni di pigmenti, in particolare i tauaggi. La rimozione dei tatuaggi e delle iperpigmentazioni focali in genere, richiede l’impiego di tecnologie laser pigmento-specifiche molto particolari, per motivi fisici legati alla dimensione dei bersagli pigmentati: queste e tecnologie sono dette laser Q-Switched.

I laser Q Switched (QSW) concentrano nel bersaglio enormi quantità di energia termica nello spazio di pochi miliardesimi di secondo (oggi sono disponibili laser che emettono impulsi nell’ordine di tempi anche inferiori – laser a femtosecondi), letteralmente nebulizzando il cromoforo, che viene smaltito, ridotto in particelle infinitesime, dalle cellule – sentinella del connettivo, i macrofagi. Il pigmento viene rimosso, e raramente residuano esiti cicatriziali, anche se in alcuni casi può residuare una alterazione della texture (trama superficiale) della pelle.

Il metodo ideale di rimozione di un tatuaggio prevede di non lasciare segni o cicatrici. Talora questo non è possibile perché la procedura di tatuaggio ha prodotto essa stessa una cicatrice, oppure nel caso di tatuaggi secondari a traumi accidentali (es. cicatrici traumatiche con pigmentazione da asfalti). Inoltre il trattamento laser stesso dell’area tatuata, per quanto selettivo, può lasciare irregolarità della texture cutanea e non sono mai escludibili a priori reazioni anomale al trattamento ed esiti cicatriziali.

La pianificazione della rimozione di un tatuaggio prevede la valutazione del/dei colori da rimuovere: alcuni colori infatti rispondono poco (gialli) o non rispondono (bianco) alle lunghezze d’onda laser Q- switched oggi disponibili, per cui può essere necessario adottare sistemi diversi, quale l’integrazione di tecniche e tecnologie laser diverse e/o accettare la persistenza residua del pigmento non trattabile. Occorre inoltre valutare l’estensione del tatuaggio, la sede anatomica, la carnagione, la presenza eventuale di cicatrici preesistenti, chirurgiche traumatiche, o dovute spesso all’esecuzione del tatuaggio stesso. Un trattamento test su un area limitata può essere consigliabile in casi selezionati per valutare la applicabilità dei parametri selezionati alle particolarità del tatuaggio in oggetto.

Tecnologia e tecnica

Presso la nostra struttura di assistenza specialistica è in dotazione il laser Q-switched quadribanda a 532, 595, 650 e 1064 nm, in grado di coprire le esigenze di trattamento della maggiore parte dei pigmenti più comunemente impiegati nel tatuaggi nelle carnagioni più rappresentate nella nostra area geografica.

In presenza di tatuaggi multicolori, può essere infatti indicato l’impiego di più tecnologie Q-Switched con diverse lunghezze d’onda e proprietà di assorbimento da parte dei colori differenti e complementari. Esistono inoltre protocolli di trattamento laser differenziati, talora che prevedono l’impiego di tecnologie laser differenti nella stessa seduta e nella stessa area trattata ( es. laser frazionali ablativi + laser Q-switched) per rendere il trattamento più performante in profondità e/o più rapido o aggressivo verso pigmenti poco responsivi.
I laser QS sono infatti caratterizzati dalla grande selettività e specificità, che li rende tecnologie specialistiche e di nicchia: la rimozione completa di un tatuaggio multicolore può richiedere diverse sedute, l’impiego di differenti lunghezze d’onda, molta pazienza, e l’umiltà di accettare un risultato parziale laddove la tecnologia non è in grado al momento di essere efficace, in particolare in presenza di colore bianco.

Eccezionalmente un tatuaggio è rimovibile con una singola applicazione; nella maggior parte dei casi infatti sono necessarie più sedute (di norma 5-10, spesso più numerose) per attenuare progressivamente la visibilità di un tatuaggio, senza lasciare tracce particolarmente evidenti. Vi è inoltre accordo nell’attendere un congruo periodo di tempo tra una seduta e l’altra per ottimizzare l’eliminazione del pigmento trattato dal laser, che si realizza nello con intervalli non inferiori alle 8 settimane. Per accelerare e/o migliorare il rendimento del trattamento laser Q- switched, sono stati messi a punto inoltre particolari protocolli di trattamento che possono richiedere l’impiego di passaggi ripetuti con laser Q- switched o l’abbinamento con altri trattamenti laser (es. laser frazionale).

E’ possibile osservare, al termine della cura, in alcuni casi, la presenza residua di una pigmentazione tenue di fondo o un alone più chiaro della pelle circostante (cosiddetto ghost – fantasma del tatuaggio) mentre, in alcuni casi non si osserva la scomparsa totale della pigmentazione, ma ci si deve accontentare di una sua riduzione consistente, pur incompleta. Gli esiti cicatriziali da trattamento laser Q-switched sono rari, anche se non impossibili, e possono occasionalmente residuare alterazioni della texture (trama) della pelle nelle aree trattate.
Possono inoltre verificarsi reazioni particolari di alcuni pigmenti, come ad esami il viraggio al nero di pigmenti chiari ( tipicamente quelli color pelle), che possono richiedere trattamenti complementari e prolungare pertanto la durata del trattamento. Una seduta laser Q-switched può durare da 5 a 20 minuti, può essere richiesto l’impiego di una anestesia ( nella maggior parte dei casi in crema) e dopo il trattamento è richiesta la medicazione a domicilio della parte trattata con rimedi locali ed una protezione con cerotto.

Approfondimenti

I pigmenti dei tatuaggi non sono sottoposti ad una vera e propria regolamentazione, come accade per i cosmetici o i dispositivi medici, nonostante la loro invasività: alcuni enti che si occupano di salute pubblica stanno però attivandosi per ottenere migliori informazioni sulla relazione fra pigmenti ed organismo. Per approfondire:

  • http://www.fda.gov: tattoos and permanent makeup
  • http://www.ec.europa.eu/health/archive: risks and health effects from tattoos, body piercing and related practices

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